Il comune di Nasino
Storia
La storia
A circa venti chilometri dalla cittadina di Albenga, sul versante meridionale del Monte Galero in Val Pennavaire, boschi di castagni e ulivi circondano il comune rurale di Nasino.
Questo territorio presenta caratteristiche naturali di estrema importanza. I rilievi calcarei e fossiliferi formatisi dall’accumulo di resti di spugne, coralli e madrepore vissuti nel mare che copriva questa regione circa duecento milioni di anni fa formano un suggestivo paesaggio dalle sembianze quasi dolomitiche.
Il territorio nasiniese, come tutto quello della Valle Pennavaire, conserva numerose caverne che accolsero comunità stanziali o stagionali già a partire dall’ultima fase del periodo Epigravettiano (circa nove milioni di anni fa); i reperti rinvenuti documentano una successione di periodi storici che dal paleolitico giungono fino all’epoca romana e sono oggi conservati al Civico Museo di Albenga.
Di notevole importanza sono, in particolare, i ritrovamenti della grotta dell’Arma di Nasino, nella quale in quattordici strati successivi sono state rinvenute testimonianze tra cui due sepolture preistoriche e numerosi reperti. Una mostra fotografica permanente che documenta i ritrovamenti si può visitare nel Comune vicinioro di Caprauna.
Nasino ebbe origine da un antico insediamento romano denominato “Naticinium”, testimonianza che ci viene data da Giulio Cesare quando nel “De Bello Gallico”,parla della costruzione di un ponte, tutt’ora esistente poco prima del paese.
Nel Medioevo divenne parte della marca arduinica istituita da Berengario II^, Re del Regno Italico, che negli anni 950/951 terminò la riorganizzazione del territorio italiano iniziata da Ugo di Provenza nominando tre nuovi marchesati: la marca arduinica, appunto che si estendeva dal Regno di Provenza al fiume Pora, la marca aleramica e la obertenga. Le tre Marche, attigue, dislocate ai margini del Regno Italico presero il nome dai tre capostipiti: Ardoino, Oberto e Aleramo, ed erano, a loro volta, suddivise in Comitati.
Nel secolo XI Nasino fu feudo dapprima dei Marchesi di Clavesana, passò poi al feudo dei Cipolla o Cipollini, quindi ai Del Carretto di Zuccarello e infine ai Marchesi di Balestrino. Rimangono a testimonianza del loro dominio le rovine del Castello (due torri ed alcuni affreschi) sito in località Costa edificato in una posizione dominante su tutte la Valle Pennavaire.
Nel 1537 il borgo di Nasino risulta censito con “novanta foghi” nei “Castigatissimi annali” di Monsignor Agostino Giustiniani Genovese Vescovo di Nebio, abitato, quindi, da circa novanta famiglie.
Il Feudo fu oggetto in quegli anni di accese controversie che non cessarono neppure con l’entrata in possesso del possedimento da parte della Repubblica di Genova nel 1633.
Nel 1735 Nasino fu ammesso sulla carta del Regno di Sardegna, ma effettivamente consegnato alla sovranità del Re solamente dopo l’editto del 03 ottobre del 1752 dal Marchese Ottaviano Costa del Carretto. Questi rimarrà alla guida del feudo fino all’invasione dell’esercito napoleonico nel 1795 (Battaglia di Loano).
Con la restaurazione del 1815 il territorio di Nasino, unitamente a quello della valle, passò all’amministrazione del Regno di Sardegna e molto probabilmente fu in questo periodo che venne istituito ufficialmente l’attuale comune.
Purtroppo, però, non si è pervenuti ad una precisa data di nascita in quanto la comunità nasiniese subì danni rilevanti nell’ultima guerra mondiali, i carteggi della casa comunale andarono in parte distrutti e dispersi.
Il Consiglio Comunale dal dopoguerra fino ad oggi è stato guidato dai seguenti Sindaci:
- Audissone Antonio
- Pisano Felice
- Pisano Giovanni
- Ciocca Pietro
- Ciocca Tommaso
- Basso Giuseppe
- Raffaele Attilio
- Alberto Marino
- De Andreis Roberto